
Un film da vedere conoscendo prima qualcosa della vita di Andreotti, sapendo tutto ciò che è successo il 9 maggio 1978, sapendo qualcosa dello IOR, di Marcinkus, Calvi e Sindona, di Pecorelli diciamo che il film ne parla.
Un film che colpisce però per la fattura. Io non posso non riconoscere Tarantino in questa regia, non solo nel fischiettio alla corrente Andreottiana che rimanda a Kill Bill, ma nelle inquadrature, nei ritmi, soprattutto nei tempi. Sorrentino rende la staticità del "monumento" Andreotti con un film la cui colonna sonora è talmente azzeccata da poterlo quasi catalogare come musical, azzecca completamente il doppio ritmo tra l'Andreotti riflessivo e statuario, anche alle feste di un Pomicino più vero dell'autentico, e le stragi, i rapimenti, gli omicidi e i "suicidi" che attorno alla di lui figura, in un modo o nell'altro, con un legame od un altro con il Divo, si susseguono.
Belle le citazioni de Gli Intoccabili nella "riunione di gabinetto", di Romanzo Criminale nei delitti, e del Dracula di Coppola nelle movenze di un Toni Servillo ottimo in un ruolo certamente complesso.
Questi sono film, film dove la regia è capolavoro, la colonna sonora di livello altissimo, la fotografia sempre puntuale, dove la sceneggiatura non è banale, che dovrebbero essere patrocinati dal Ministero dei Beni Culturali, altro che la roba a vario titolo riconducibile a Moccia.